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Hombre del partido

Andrea Montemurro e il calcio a 5 2.0

Dopo vent’anni di reggenza di Fabrizio Tonelli alla guida della Divisione Calcio a 5, nelle prossime elezioni (che dovrebbero tenersi entro fine anno) spuntano nuovi candidati alla presidenza della stessa. Si tratta dei due attuali vice presidenti (Antonio Dario e Alfredo Zaccardi) e di Andrea Montemurro, già dirigente prima e presidente poi di alcune società laziali sia maschili che femminili, anche se attualmente impegnato come presidente del Roma Volley.
Il programma di Montemurro, denominato «Calcio a 5 2.0, change is possibile» è una serie interessante di 56 punti divisi in varie aree: dalla comunicazione al marketing, dall’istituzionale all’organizzativa (lo potete scaricare e leggere in fondo alla notizia). Molti i punti trattati per risollevare un movimento che, nonostante anche risultati sportivi recentemente importanti come l’europeo vinto due anni fa dalla nazionale, non ha saputo trovare lo slancio soprattutto a livello di notorietà.
In questi giorni Montemurro è impegnato in diverse riunioni programmatiche in varie zone d’Italia e pochi giorni fa ha toccato anche la nostra regione. Per questo abbiamo voluto sentirlo, per capire come intende cambiare il nostro sport.
«Stiamo procedendo bene – ci spiega parlando della sua tournee – sarei pronto a scommettere che possiamo farcela, le sensazioni sono certamente positive».
Quasi sessanta punti nel piano programmatico, ma si riuscirà, in caso di elezione, ad arrivare a farli tutti in quattro anni?
«Certamente – risponde sicuro – anzi posso dire che nel primo anno saranno certamente già pronti all’80% per poi iniziare a pensare ad altri obiettivi da centrare quando saranno a posto questi. Sono disposto, come faccio tuttora, a lavorare anche 20 ore al giorno per fare bene e aiutare uno sport che amo».
Cosa manca al calcio a cinque o futsal per trovare una dimensione ideale fra gli sport più seguiti.
«Tante cose, ad iniziare dalla visibilità. Manca una programmazione affinché ci sia un’emulazione da parte dei bambini come in altri sport che vivono anche sulla spinta delle olimpiadi come recentemente è stato per discipline. Il nostro è uno sport largamente praticato, comprendendo anche il calcetto fra amici, ma per notorietà e oltre il centesimo posto e credo che a livello spettacolare ciò non sia giusto, con il rispetto per altri sport che stanno sopra in questa classifica. La mia intenzione è riuscire a portarlo fra i primi dieci».
Probabilmente manca ancora la mentalità giusta per farlo emergere.
«È una conseguenza di un’organizzazione che, per detta anche di chi partecipa, è un po’ a livello di torneo da bar. Dove il rispetto delle regole non è sinonimo di uguaglianza e le deroghe vengono concesse a seconda delle amicizie. Il rispetto delle regole porta anche alla mentalità ideale. Poi ci sono i problemi, primo dei quali voler scimmiottare il calcio prendendo da esso gli esempi peggiori. Dovrebbe invece prendere ad esempio le cose migliori che espongono gli sport indoor, basket e volley perché sono quelli più affini. Poi c’è anche l’importazione del peggio della politica dove le poltrone sono le cose più importanti da raggiungere».
In Spagna c’è la Lega Nazionale Professionistica e c’è un seguito importante, potrebbe essere una buona idea?
«Io la Spagna la conosco bene, per miei contatti diretti, perché ci ho lavorato e anche giocato in coppa. Ricordo che negli anni ’90 noi eravamo davanti a loro, ma mentre in Italia ci siamo fermati, loro si sono organizzati e ci hanno superato dandoci anche una distanza enorme. Il mio sogno è quello di realizzare un modello italiano nel calcio a cinque da creare nei prossimi otto anni. Non penso sia irraggiungibile anche con il contributo della Figc e della Lega Nazionale Dilettanti. Il futsal, non tutti magari lo sanno e qualcuno lo ha scoperto dopo che lo abbiamo detto noi, ha una sua autonomia all’interno della Figc e l’articolo 18 delle NOIF lo spiega bene. Siamo in piena era tecnologica ed ancora procediamo con carte e scritture a mano, io ho già ideato un software che permette ad ogni società una gestione completa che ridurrebbe i tempi di tutte le cose burocratiche ancora insite in questo mondo».
Il futuro del calcio a cinque come lo vede?
«Spero di vederlo migliorare dopo le prossime elezioni, quando la gente avrà votato. Mi sono candidato perché ero stufo di scappare da uno sport che amo e voglio trovare gente che come me vuole provare a cambiare».

Autore
Cristiano Caracristi
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