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Hombre del partido

Giovanelli, una vita nel calcio a 5

Troppo spesso considerato solamente l’altra faccia del calcio, quella minore, il futsal è alla ricerca della propria autonomia e indipendenza. Ne è convinto Francesco Giovanelli, uno dei massimi esponenti del calcio a 5 regionale. É il capitano dell’Itas, il suo ruolo è quello di centrale difensivo, ma ama definirlo, non senza troppa modestia, “universale”. Ambizioso quanto basta per continuare a calcare il parquet delle palestre anche alla soglia dei quarant’anni, è nato infatti il 2 agosto 1968, Francesco ancora non ha trovato un’alternativa valida a questo sport «Se dovessi smettere – e la frase ipotetica è d’obbligo – lo farò adesso, all’apice della mia carriera: non voglio entrare in campo con gli acciacchi - E da un certo punto di vista, come dargli torto? – che sia al termine di questa o della prossima stagione, continuerò a mantenere anche dopo la “meritata pensione” uno stretto rapporto con quest’ambiente. Che ne so, magari mi metto ad allenare o a fare il dirigente. Ho qualche progetto in mente, ma per adesso non voglio pensare di allontanarmi dal mondo del pallone».
La prima volta che Francesco, da piccolo, si è affacciato al mondo sportivo, è stato in piscina «ma con scarsi risultati, a differenza di mio fratello maggiore». Poi, affascinato dalle rotondità della palla, è approdato sul campo d’erba.

«Sono arrivato a giocare fino in promozione, anche se le più grandi soddisfazioni le ho avute in questo mondo tutto particolare del calcio a 5». Ed allora, concentriamoci sugli ultimi dieci anni della sua carriera quelli giocati all’interno di una palestra e non più sui prati verdi. Francesco ha girato in lungo e in largo le squadre della regione: all’inizio una toccata e fuga con l’allora squadra del Coin, poi un’altrettanto breve stagione con il Green Tower, fino alla consacrazione tra le fila del Trento 5, in campo assieme all’argentino Caruso. Mito del passato e del presente, da quando è approdato nel Bel Paese, Gabriel Hernan Caruso gioca ancora in A2 con il Dese, dopo un po’ di anni in Trentino, passando per l'Arzignano. Gli ultimi cinque anni, invece, Francesco ha giocato sempre sotto la bandiera dell’Itas, che per il momento è salda al quarto posto in classifica, ma a pochissimi punti dalla seconda. Insomma, Giovanelli è una vera e propria istituzione del calcio regionale. «Le emozioni più grandi sono state quelle nel Trento 5. Una squadra non solo vincente in campo, ma forte anche sul lato umano. Con i compagni di allora siamo arrivati a vincere la Coppa Italia e il campionato, con il sogno nel cassetto di poter fare, un giorno, la Serie B». Ambizione che, però, non si è avverata, dato che la squadra è stata venduta a Brescia. «Non sono mancate glorie e soddisfazioni anche negli ultimi 5 anni con l’ltas: ho potuto continuare a giocare tra i migliori, ma da protagonista, pur sempre con la rinuncia della serie B». E lo dice con qualche rimpianto per le golose offerte ricevute nel recente passato, ma rifiutate. Francesco è convinto, come tanti appassionati di questo sport, che la formula del campionato dovrebbe essere rivista. Tra serie D e serie C, infatti, c’è un abisso difficilmente colmabile. Dal prossimo anno le cose dovrebbero cambiare con l’introduzione di una serie C e di un’altra d’eccellenza.
Ancora adesso il calcio a 5 più che una disciplina è considerato un hobby, un passatempo tra amici che si allenano una o due volte la settimana per tenersi in forma e scaricare lo stress del lavoro. E pensare che in Brasile, fabbrica di fuoriclasse nel mondo del calcio, i ragazzini ancora prima di correre su un campo d’erba, imparano a sgambettare nelle palestre. Una scuola indispensabile per acquisire i fondamentali di controllo del pallone e di velocità. Non crediamo sia una sorta di pregiudizio nei confronti del calcio a 5, che pure accoglie una vasta schiera di appassionati, in crescente aumento: crediamo piuttosto che i tempi non siano ancora maturi per la nascita di una propria federazione autonoma e indipendente. Quello che serve è la promozione «Bisognerebbe aumentarla nelle scuole: le palestre non mancano e sono anche più numerose dei campi da calcio - è il pensiero di Giovanelli – Eventualmente si potrebbero costruire campetti coperti da strutture pressostatiche (i cosiddetti palloni), che possono essere facilmente montati». E in questo senso un po’ meno furbi sono stati i cugini altoatesini, visto che a Merano hanno uno splendido campetto all’aperto, ma senza la possibilità di metterci un tetto nei mesi più freddi.
Ma quali sono le caratteristiche che tanto fanno amare il calcio a 5? «In un certo senso è molto simile, per tattica, al basket, visto che tutti e 5 i componenti sono in continuo movimento per tutta la durata della partita. Il contatto fisico è ridotto, o almeno dovrebbe esserlo visti gli spazi angusti».
Ed per concludere ecco il “fantacalcetto” che Francesco ha stilato: una rosa dei migliori giocatori che unirebbe per creare una fortissima squadra regionale: «Dal Bubi Merano prenderei Andrea Corradini, Matteo Tschurtschenthaler e Mirko Sommacampagna, dal Pool Bolzano Max Loconte, dal Laives Matteo Crepaldi, dall’Olympia Rovereto Oscar Tovazzi, dal Green Tower Daniele Dorigatti: con questi si potrebbe certamente creare una bella squadra, competitiva anche ad alti livelli».

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