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Hombre del partido

Il "Principe di Rovereto": Pietro Pedrotti

Inauguriamo il 2008 della nostra rubrica “Hombre del partido” con un personaggio molto conosciuto nel panorama del calcio a 5 regionale. Folta chioma riccioluta, corsa, tecnica, carattere, da anni calcia palloni nel campionato di serie C, vestendo sempre la maglia dell’Olympia Rovereto. Se non avete ancora capito di chi si tratta, vi diamo un paio di ulteriori indizi: è il capitano e si è sempre fatto notare ed apprezzare per la grande correttezza e lealtà che sa mettere in campo. Giusto! Bravi! Stiamo parlando di Pietro Pedrotti, bandiera della compagine lagarina. Nell’ultimo periodo non avete letto il suo nome nei tabellini marcatori o nelle top five, e se vi siete chiesti il perché, la risposta è crociato anteriore. Pietro, infatti, è ai box dall’aprile scorso per un brutto infortunio riportato in campo, a Merano, durante una partita. Ma non per questo si è allontanato dalla palestra e dallo spogliatoio olimpionico. Mentre cerca di recuperare la forma e si prepara a scendere nuovamente in campo, il numero 8 biancorosso ha comunque sempre seguito la propria squadra, rivestendo di volta in più ruoli, da accompagnatore, a motivatore, a capo tifoso fino ad diventare uno dei cameraman prediletti di mister Saiani. In questa chiacchierata ci ha raccontato di passato, presente e futuro della sua squadra, soffermandosi a spiegare cosa sia, esattamente, quello “spirito olimpico” che caratterizza la formazione roveretana. A tutti una buona lettura.

Ciao Pietro. Come stai? Stai recuperando?
«Così così. È dall’aprile scorso che sono fuori, mi sono rotto il crociato anteriore giocando a Merano, tra una cosa e l’altra ho aspettato fino ad agosto per farmi operare. Sono ancora lontano dal poter riprendere, comunque resto fiducioso ed ottimista, prima o poi rivesto la maglia biancorossa e torno a dare una mano ai miei compagni».

Dopo un infortunio così viene voglia di mollare tutto?«Dal giorno in cui mi sono fatto male ho avuto un solo pensiero ed obiettivo: rientrare in campo e tornare a correre dietro ad un pallone. Non ho mai avuto dubbi su questo. Non mi sarei certamente arreso di fronte ad un infortunio».

Anche perché la tua squadra ha bisogno di te. Come mai questo avvio a singhiozzo?
«Credo che la motivazione principale stia nel ringiovanimento della squadra.

PIETRO PEDROTTI
PIETRO PEDROTTI

Abbiamo inserito in rosa 5/6 elementi molto giovani, tutti intorno ai 22 anni, che sono bravi, ma non hanno ancora la maturità e la malizia per poter avere continuità di gioco e risultati. Spesso le nostre “chiocce”, i giocatori più esperti, non hanno giocato ed i nostri giovanotti si sono trovati “soli” in campo. Comunque sono molto bravi, stanno migliorando a vista d’occhio, diamogli solo un altro po’ di tempo perché stanno pagando lo scotto del salto di categoria. Molti di loro sono cresciuti nella nostra formazione di serie D e si sono meritati la promozione in prima squadra: tra di loro citerei Dossi, Bisoffi, Dalprà e Mancino».

Ma quelli della “vecchia guardia” dove sono finiti?
«Ci sono, ci sono. Ma diciamo che non hanno nella continuità di presenze la loro arma migliore. Oscar Tovazzi ha giocato circa il 50% delle partite fino a qui giocate, Pietro Marzani è piuttosto cagionevole di salute e anche Marcello Bonamico non c’è sempre».

Comunque riuscirete a salvarvi?
«Credo e spero di si. Altre squadre stanno facendo peggio di noi e quindi restiamo in una posizione non troppo allarmante».

E il campionato chi lo vincerà?
«Devo essere sincero: ad inizio torneo, se avessi dovuto scommettere, sarei stato orientato sull’Hdi. Ho visto il Green Tower solo una volta contro di noi e non avrei pensato che sarebbero stati in grado di condurre in questo modo il campionato. Sono stato smentito in ogni senso: l’Hdi sta facendo fatica mentre il Green Tower vola».

Il livello del futsal regionale sta crescendo di anno in anno o sbaglio?
«Io gioco dal 1996, quindi ho un polso della situazione abbastanza chiaro. Il movimento è in grande crescita. Credo che la maggior parte dei meriti vada data ai giovani: credo sia molto bello vedere che ci sono tanti ragazzi molto forti, che a calcio ad 11 giocherebbero certamente in categorie medio/alte che preferiscono il calcio a 5. Poi è molto cresciuta la preparazione fisica delle squadre: sono tutte molto preparate atleticamente, corrono come i matti. Di giocatori diciamo “vecchio stile” ne sono rimasti ben pochi: mi viene in mente Smajloski del Comano, che riesce comunque a fare la differenza con l’esperienza e la classe, pur non essendo un vero e proprio podista».

Visto che da qualche mese puoi fare “l’osservatore” in tribuna, chi porteresti a Rovereto?
«Ti faccio un nome nuovo, per non fare sempre i soliti. Dico Iaderosa: mi piace molto, è uno che ha fatto molti anni di serie C, tra Bolzano e Merano. Ora non so esattamente dove giochi, ma è molto bravo».

E se arrivasse dovresti spiegargli lo “spirito olimpico”. Cos’è esattamente?
«Questo spirito è un certo modo di ragionare sulle cose, sia quando vanno bene sia soprattutto quando non vanno come devono andare. Richiede di avere il giusto equilibrio tra il credere e volere la vittoria e saper accettare un’eventuale sconfitta, senza, per usare un termine latino, incazzarsi con i compagni. È il rielaborare quanto accaduto in partita, sì a livello tattico ma ancor più rispetto ai comportamenti tenuti, con gli arbitri, con gli avversari, tra di noi, per capire dove possiamo migliorare e cosa potevamo evitare di fare. Scorrettezze, reazioni smisurate, proteste non devono far parte del nostro vocabolario, mentre la lealtà deve essere di casa. Anche qualche anno fa, quando lottavamo ai vertici della C ed abbiamo anche vinto un campionato, questo spirito doveva essere sempre presente. Inoltre è il tentativo di far sentire fin dai primi momenti i nuovi come facenti parte del gruppo da sempre. Se devo farti dei nomi, posso dire che il trio Tovazzi-Bonamico-Marzani incarna perfettamente questo atteggiamento».

Siete la società che in regione pone maggiore attenzione (insieme al Bubi direi) all’aspetto di comunicazione. A chi i meriti di tutto il lavoro che svolgete?
«Il “colpevole” è il nostro mister. Lui è un vero malato mentale del web, è proprio matto: prima di ogni partita, che sia di campionato, di Coppa Italia o un’amichevole, affida la telecamera a qualcuno (ultimamente al sottoscritto che se ne sta in tribuna a guardare) e si fa fare le riprese. Poi la sera stessa si riguarda la partita, estrapola gli highlights, li monta, inserisce formazioni, orari, marcatori. Insomma fa un lavoro incredibile, che comunque sta avendo un grande riscontro: in ogni palestra dove giochiamo riceviamo i complimenti per i video, i dati, le statistiche, i commenti e la cosa, ovviamente, ci inorgoglisce.

Pietro, grazie mille! Spero di rivederti presto in campo.
«Grazie a te, speriamo veramente. Vorrei concludere a nome della squadra e di tutta società con un grosso abbraccio alla tifosa olympica Nena».

Autore
Matteo Lunelli
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