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Hombre del partido

Il Bobo del futsal trentino: mister Torboli

Quando si parla di grandi allenatori trentini uno dei primissimi nomi che vengono in mente è il suo. Un passato tra Itas e Green Tower, oltre alle varie rappresentative, ed un presente “a casa”, nella sua Riva del Garda, alla guida di una delle squadre delle quali più si è parlato nel panorama del calcio a 5 durante l’estate, ovvero il Povoli Team. Evito di annoiare i lettori girandoci intorno ancora, anche perché dalla seconda riga avrete capito di chi sto parlando, e vi svelo il nome dell’hombre del partido di questa puntata: Bobo Torboli. Il mister ha svolto, insieme alla società, un grande lavoro durante l’estate, portando sul Garda niente meno che un certo Hernan Gabriel Caruso, oltre ad una nutrita pattuglia di ex Itas. In campionato l’inizio è stato ottimo, con due partite e due vittorie, così come in Coppa Italia: con lui abbiamo parlato di Povoli Team, di obiettivi, di giovani, di allenatori e di aneddoti legati alla sua lunga esperienza sul campo. Ecco a voi, buona lettura.

Bobo, come nasce questa nuova avventura a Riva del Garda?
Devo dire che per la prima volta, dopo tanto girovagare, posso allenare a casa, e di questo sono molto contento. Quest’estate mi hanno proposto questo progetto ed io ho subito accettato. Sapevo che molti giocatori della passata stagione non sarebbero rimasti, così ho “arruolato” un po’ di miei ex Itas, come Gamberoni, Faes ed Andreazza. Loro hanno accettato e così stavamo mettendo le basi per una squadra “tranquilla”, che avesse l’obiettivo di fare un buon campionato, considerando anche che il Povoli è una matricola della serie C.

E poi, come un fulmine a ciel sereno, il botto argentino…
Sì. Io e Caruso siamo amici da anni. Verso fine estate ero da lui e stavamo chiacchierando in tranquillità. Lui stava facendo la preparazione con il Belluno di calcio a 11 ed io gli ho chiesto se aveva voglia di tornare in Trentino. Mi ha dato la sua disponibilità, io ho parlato con il nostro sponsor e lui ha voluto farci un vero e proprio regalo. Un regalo per la nostra squadra, ovviamente, ma credo anche per tutto il calcio a 5 regionale, che ritrova così un grandissimo giocatore.

Uno, forse l’unico che io abbia mai visto, in grado di fare la differenza quasi da solo.
Direi di si: se sta bene lui sa essere decisivo. Certo che avere Caruso in squadra porta anche delle complicazioni: tutte le nostre avversarie giocheranno contro di noi come fosse la finale di Coppa Campioni, cosa che avveniva anche qualche anno fa quando eravamo insieme nel Trento calcio a 5. Comunque meglio averlo sempre nella propria squadra uno così. Io lo conosco bene e mi piace molto come persona: c’è rispetto reciproco, soprattutto per quanto riguarda i rispettivi ruoli, ci ascoltiamo e aiutiamo a vicenda.

Con il suo arrivo possiamo dire che l’obiettivo è radicalmente cambiato?
Ti dirò che a noi prima di tutto piacerebbe fare molto bene in Coppa Italia, arrivando possibilmente alla finale. Ieri abbiamo vinto Mezzocorona 7-6 e tra quindici giorni giocheremo la gara di ritorno. La società non ci ha messo alcuna pressione addosso e quindi punteremo ad arrivare nelle prime 3 o 4 del torneo. Non dimentichiamo che siamo una neopromossa, anzi, in due anni la società è passata dalla D alla C e quindi un eventuale salto in B sarebbe veramente impegnativo, soprattutto da un punto di vista economico. Comunque fino a dicembre restiamo con l’obiettivo della Coppa Italia e di fare il meglio possibile in campionato. Poi a quel punto valuteremo la classifica, il valore delle altre squadre, e vedremo fino a dove possiamo arrivare. Anche perché con un allenamento in settimana non possiamo programmare troppo a lungo termine.

Come vedi la C?
Credo sia più equilibrata rispetto agli altri anni. Nelle passte stagioni due o massimo tre squadre si giocavano i primissimi posti. Adesso credo ci siano almeno sei squadre attrezzate per fare bene, e mi riferisco a Pool, Bolzanese, Laives, Bubi e Hdi. Poi anche quelle teoricamente inferiori venderanno cara la pelle, soprattutto in casa. Avremo delle trasferte durissime. Credo che la squadra rivelazione potrebbe essere la Bolzanese: è solida e quadrata, mi piace molto. Per quanto riguarda i singoli? Devo dire di essere da sempre innamorato di Lo Conte, lo porterei in ogni mia squadra. Ovviamente sarebbe uno dei “soliti noti”, ma lui è realmente fortissimo. A me piace molto poi Crepaldi ed anche nel Bubi, che abbiamo affrontato la scorsa settimana, ho visto 2-3 giocatori interessanti.

Carte d’identità alla mano la tua squadra è piuttosto “stagionata”. Una scelta o impossibilità di puntare sui giovani?
Questo è un discorso complesso, anche perché il mio pensiero va un po’ contro tendenza. Infatti credo che il calcio a 5 sia uno sport per giocatori esperti. Non penso che i ragazzi troppo giovani siano adatti a questo sport, o meglio almeno all’inizio fanno molta fatica. Ad esempio venerdì scorso abbiamo giocato con il Bubi, un gruppo giovanissimo con alcuni dei miei che avrebbero potuto essere i padri degli altri. In campo alla fine abbiamo vinto con l’esperienza e la furbizia, che ritengo fondamentali nel nostro sport.

Tu sei considerato uno dei migliori allenatori in regione. Chi consideri il tuo “erede”?
Non mi piace parlare di eredi: ti dico che uno che considero molto bravo è Cristiano Simoncelli. Mi piace come allena e credo potrà fare sempre meglio con le sue squadre. Lui poi è stato uno dei primi a partecipare al corso allenatori per il calcio a 5 tanti anni fa.

In conclusione lascio sempre uno spazio per un saluto, un ringraziamento, un aneddoto. A te la parola.
Così su due piedi mi viene da raccontarti di quella volta che, con alcuni amici dell’Itas, siamo andati ad Arzignano. In realtà andiamo lì spesso, abbiamo una sorta di gemellaggio, conosciamo i giocatori, andiamo a vedere gli allenamenti e le partite e poi insieme a mangiare una pizza. In quell’occasione prima della serie A si allenava una squadra di serie D credo, un gruppetto di amici. All’Arzignano mancava il secondo portiere, così hanno chiesto ad uno di quelli della squadretta di serie D di fermarsi ad allenarsi con loro. Lui ha accettato e si è trovato a giocare contro a Pinilla e soci. Ovvio dire che da noi una cosa del genere non potrà mai accadere, ed è anche per queste piccole cose che facciamo fatica ad alzare il livello in regione: vedere con i propri occhi è fondamentale per imparare. Io posso spiegare 300 volte un movimento ad un mio giocatore, ma se potessi farglielo vedere dal vivo da un giocatore magari di serie A, sarebbe certamente diverso.

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